Un saluto a tutti,

Prima di esporvi alcune mie riflessioni sul TAEKWONDO dopo molti anni di pratica, volevo ringraziarvi per aver visitato il nostro sito, frutto dell’impegno personale e di uno dei miei allievi (Luca De Marini che ci tengo a ringraziare). Spero vivamente di non annoiarvi, nel qual caso potete chiudere questa pagina e visitare tutto il resto, cercando di spiegarvi la passione che può portare un bimbo pauroso, abituato a restarsene a casa mentre gli altri della sua età sono fuori in bici, o a tirare quattro calci ad un pallone, ad innamorarsi delle arti marziali fino a non poter concepire la sua vita senza. Ho iniziato a praticare il Taekwondo all’età di otto anni, portato in palestra da mio padre che preoccupato del fatto che non sapessi difendermi, sperava così di darmi una mano; si sa che i bambini tendono a litigare tra loro e a darsele di santa ragione per futili motivi. La prima lezione fu un disastro! L’unica cosa che seppi fare fu quella di restarmene seduto tutto il tempo vicino a mio padre senza pensare neanche lontanamente di provare a far qualcosa.

Quella sera me ne tornai a casa spaventatissimo con la promessa che non avrei più rimesso piede in quella palestra!

Quel sant’ uomo di mio padre ci mise due mesi per cercare di convincermi a fare un nuovo tentativo, ed infine ci riuscì.

Cominciò così la mia avventura in questo sport a me sconosciuto, date che le uniche arti marziali che avevo mai visto erano quelle praticate dal grande Bruce Lee nei suoi film.

I primi tre anni passarono senza ottenere nessun risultato, poiché il mio primo maestro era poco presente alle lezioni e demandava l’allenamento ad una delle cinture più alte in grado (immaginatevi quindi come potessero svolgersi le lezioni!); alla fine di questi tre anni arrivò in palestra, in sostituzione del mio primo maestro, quello che io considero il mio unico maestro ed al quale devo tutto, poiché se sono quello che sono lo devo a lui ed alla sua passione nel Taekwondo.

Passarono gli anni, anni in cui vidi il Taekwondo crescere e diventare quello che è oggi: una grandissima arte marziale ed uno sport olimpico.

la mia crescita come taekwondoka, in venti anni di pratica, è passata attraverso i vari cambi all’interno del TKD: il cambio del nome della federazione da FITAK in quella che oggi è la FITA, attraverso dei cambiamenti radicali nella struttura  stessa del Taekwondo, come la sostituzione delle  vecchie forme con quelle che si imparano oggi; la nascita di uno stile italiano e non più fotocopia di quello coreano sia nel caricamento delle parate che nelle tattiche di combattimento (le quali hanno avuto una straordinaria evoluzione in questi anni); ed infine, ma non meno importante, la maggior attenzione rivolta ai bambini che oggi hanno la possibilità di gareggiare, quindi crescere nello sport divertendosi, già dai sei anni e l’ingresso nelle Olimpiadi (il momento per me più emozionante).

Ecco tutto ciò, la voglia di migliorarsi, la marzialità, la disciplina, mi ha fatto appassionare negli anni a questo sport che mi ha aiutato a crescere, a diventare più sicuro di me stesso anche nella vita di tutti i giorni, e che naturalmente mi  ha dato tante soddisfazioni come atleta, e da un po’ di anni anche come maestro.

Tutto questo per dirvi che chi pratica il Taekwondo non è, come è luogo comune credere, il solito bullo guerrafondaio sempre in cerca di rissa per poter menar le mani ma, una persona seria che decide di dedicarsi con passione ad uno sport sano che aiuta ad essere delle persone migliori poiché in grado di insegnare il rispetto e la disciplina.

Voglio infine rinnovare i mie ringraziamenti a coloro i quali hanno avuto la pazienza ed il buon cuore di leggere quanto finora scritto, con l’augurio che diventino, se non lo sono già, degli atleti da Taekwondo e che lo pratichino con la stessa passione che ho io. Grazie.

M° Lorenzo Tramaglino.